Alcuni libri sono in grado di modificare il nostro modo di pensare e vedere le cose
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I 5 libri che mi hanno cambiato la vita

Ero partita con l’idea di scrivere un articolo sui miei libri preferiti di sempre, poi ho trovato questo articolo di Valerio Coletta che mi ha fatto molto ridere, ma anche riflettere sul fatto che un libro può piacerti tantissimo, farti pure piangere, incazzare e turbarti, ma lasciarti comunque emotivamente indenne come Di Caprio quando ha vinto l’Oscar nel 2016. C’è invece una rara specie di libri che provocano un disallineamento permanente nel tuo asse, che cambiano insomma la tua prospettiva sul mondo e finanche il tuo comportamento. Mutamenti letterari del DNA: io a chi li devo? Ci ho pensato bene, ho dovuto resistere alla facile tentazione di includere in questa lista libri letti in età molto più matura, o con occhio molto più critico, e andare invece indietro nel tempo a quando il mio cervello era ancora in fase di cristallizzazione.

Aperta parentesi:

Ahimè, chi di voi ha studiato Psicolinguistica nella sua vita sa che a un certo punto (assai presto, in verità) il cervello smette di produrre neuroni e si limita a fare la Marie Kondo della situazione. Ciò non vuol dire che non possiate far niente di significativo dopo la maturità, ma semplicemente che, qualsiasi cosa decidiate di imparare, la apprenderete non con l’immediatezza della mente in formazione, ma con la fatica di chi cerca di far entrare un Billy dell’IKEA in una Clio (true story). Quindi se qualcuno vuol farti il lavaggio del cervello, l’adolescenza è il momento migliore. Se hai la fortuna di essere adolescente quando non esistono gli smartphone, il lavaggio del cervello te lo fa un bravo scrittore e non Salvini.

Chiusa parentesi.

Passiamo al dunque.

I libri che mi hanno provocato danni permanenti al cervello

1. Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry

Nella mia libreria ho diverse edizioni del Piccolo Principe comprate a giro per il mondo

Pensavate che avessi smesso con le parentesi, e ‘nvece no, riprendo quella di prima: penso che il vero male di questa seconda decade del 21° secolo siano gli ignoranti orgogliosi di essere tali, una categoria di esseri umani trasversale a qualsivoglia percorso (o non-percorso) di studi che oltre a rifiutare l’evidenza scientifica dei fatti e il parere attendibile di chi ha maggiori competenze in materia di loro, sono felici e fieri di essere merda e rifiutano con orgoglio ogni possibilità di automiglioramento. Perché sto dicendo tutto ciò proprio qui? Perché in questa seconda decade del secolo ventunesimo ci sono persone che sull’Internet, esibendo in bella vista il loro nome-cognome-fotoprofiloconfigli, non si vergognano di dire che Il piccolo principe è un libro sopravvalutato. Smieloso. Inutile. Insignificante. Una storia scemotta per bambini che non ha nulla da dire. Sono tutti aggettivi che ho realmente letto. Credo di aver letto questo libro per la prima volta all’incirca all’età di 8 anni, e l’ultima volta un annetto fa, quindi intorno ai miei 30 anni. E nessuna delle volte che l’ho letto, fra gli 8 e i 30 anni, in nessuna delle lingue in cui l’ho letto (vedi foto a fianco), ho pensato che fosse smieloso, inutile, insignificante o senza niente da dire. Anzi, ho proprio pensato che in ogni momento della mia vita avesse qualcosa di importante da comunicarmi, in un modo adatto alla mia età e all’evolversi dei miei pensieri. Ed è proprio nei miei momenti peggiori che sono tornata a leggerlo, nella speranza di trovarci ancora la serenità che mi aveva trasmesso la prima volta. È un libro che insegna l’importanza di coltivare la lealtà, la dedizione, la costanza, di proteggere ciò che di buono abbiamo in noi anche quando la forza motrice, il destinatario iniziale di quella bontà viene meno, e non smettere mai di alimentarlo. Se ti sembra che questo sia senza significato, azzardo l’ipotesi che tu stia occupando abusivamente il suolo terrestre.

2. Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen

Nel capitolo 33 Mr.Darcy dichiara il suo amore a ElizabethCari uomini, quando vi diciamo che Orgoglio e Pregiudizio – e nello specifico la figura di Mr. Darcy – ha rovinato le nostre aspettative nei vostri confronti è tutto vero. E quando ci volete mansuete, cortesi e soggiogate al vostro indiscutibile charme, mancate di considerare che nessuna donna cresciuta con il modello di Elizabeth Bennet potrà mai ritenere la propria opinione meno importante della vostra sulla base di specifiche di genere. Quando Mr. Darcy giunge trafelato a consegnare a Elizabeth la sua sofferta dichiarazione d’amore (In vain I have struggled. It will not do. My feelings will not be repressed. You must allow me to tell you how ardently I admire and love you., mannaggia a lui la so a memoria), lei prima ammutolisce, poi sbrocca come solo una damina inglese dell’Ottocento può fare e gli dice: scusa tanto se il fatto che la mia famiglia sia una massa di caproni e la mia rendita sia calcolabile in cavoletti di Bruxelles ti sono costati un tale sforzo per riuscire infine a farmi questa così magnanima dichiarazione d’amore, ora levati di torno con quegli stramaledetti occhi blu ché sei stato la rovina della felicità della mia amata sorella quindi non ti sposerò mai. Insomma, non gliene lascia passare manco una. È donna orgogliosa, sora Elizabeth, donna di solidi princìpi, e non si fa fregare. A nome di tutte le donne che ti hanno preso a modello e poi, a un certo punto, si son fatte fregare lo stesso, cara Elizabeth, grazie. Perché poi, alla fine, ci rimettiamo sempre in carreggiata e troviamo tutte il nostro Mr. Darcy.

3. Hamlet, William Shakespeare

La mia versione usurata dell'Amleto

L’ho letto per la prima volta intorno ai 15 anni,  dopo avere visto la versione cinematografica di Zeffirelli e prima ancora che lo studiassimo a scuola, tant’è che quando siamo arrivati a Shakespeare già sapevo tutto il monologo di Amleto a memoria, in inglese e italiano, e tutti mi odiavano. Per diversi mesi ho portato quel libro ovunque con me; era un orribile BUR nelle vecchie edizioni blu e mi faceva così schifo che lo pitturai completamente di nero con l’UNIPOSCA per poi scriverci sopra il titolo in caratteri gotici rosso sangue (ero una ragazza allegra, che ci volete fare). Sulle sue pagine annotavo i miei pensieri quotidiani, perlopiù roba imbarazzante che non riporterò nemmeno sotto tortura e che ora che ci penso forse è meglio se brucio l’Amleto e con lui ogni ricordo della mia adolescenza. Comunque, credo che questa lettura precoce e assidua del capolavoro shakespeariano abbia modificato il mio modo di pensare principalmente in due modi:

  • insegnandomi che la vendetta è un piatto che si può servire freddo o caldo, ma che comunque si finisce generalmente per sbrodolarselo addosso in maniera maldestra. Ti fai male tu, si fanno male gli altri, e anche se sei figlio di re il veleno ti uccide come uccide qualsiasi altro figlio di buona donna.
  • trasmettendomi un’ansia inenarrabile nei confronti di quei film interamente costruiti su catene di fraintendimenti e inganni, che non riesco a vedere senza finir preda di tormenti esistenziali, torturandomi le mani di vergogna riflessa.

4. Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov

Capito 19 de "Il Maestro e Margherita", dedicato a Margarita. Incipit in italiano e russo.Con Il Maestro e Margherita siamo, così come con il libro successivo, cronologicamente un po’ al limite perché parliamo già del mio primo anno di università, ma se guardiamo alle mie performance in termini di esami dati quell’anno possiamo senz’altro includerlo negli ultimi strascichi di adolescenza. Anche qui, la rivelazione è giunta in anticipo sui tempi – di lì a pochi mesi quel libro mi si sarebbe ripresentato davanti attraverso il programma di Letteratura Russa II, ma in quella sede la mia mente era ancora a digiuno di scrittori dell’età sovietica e, senza il dovuto preambolo di natura storica e critica, ancora felicemente ignara dell’esistenza di Jurij Lotman, me lo lessi e rilessi focalizzandomi soprattutto sui fiori gialli, sul gatto grasso, sulla morte che vola e il cane di Ponzio Pilato. Per me, dopo trenta letture in tre lingue diverse e tonnellate di studi critici, rimane un libro densamente e in primo luogo simbolico, e i simboli dicono cose diverse a ognuno di noi. A me dissero, fra le altre cose, che posso cercare di bruciare i miei manoscritti quanto voglio, ma riappariranno ogni volta dalle ombre, misteriosamente intonsi, a salvarmi dall’autodistruzione. Bulgakov mi ha salvata da me stessa insegnandomi il relativismo. Lo applico dal 2007 a qualsiasi ambito della vita, e non smetterò mai di farlo.

5. Anna Karenina, Lev Tolstoj

La mia vetusta copia di Anna Karenina Anna Karenina arriva in un momento della mia esistenza in cui, attraverso scelte estremamente discutibili, il mio cervello decide di fare marcia indietro e sovrascrivere tutto ciò che Jane Austen gli aveva insegnato. Ho più o meno 21 anni, ma è come se ne avessi 13, e seguendo come un cagnolino il mio allora fidanzato butto via pomeriggi interi a farmi triturare i timpani in una sala prove di Firenze. Con me, però, c’è Anna. Il buon Leone Tolstoj (così figurava sulle edizioni di mio nonno, che mi facevano un sacco ridere) penetra pian piano nella mia psiche, la rivolta come un calzino e me la espone davanti come una cordula sarda. Grazie a questo barbuto signore russo, seguendo a ritroso il budello maleodorante dei miei pensieri apprendo, sulla soglia dell’età legale per bere negli Stati Uniti, a fermarmi a riflettere quando l’ansia crea scompiglio fra le mie sinapsi. Mi arresto nel punto in cui tutto finisce a schifìo, imparo a capire il modo in cui la mia mente ragiona e giunge, dopo lungo peregrinare, al panico, per poi impacchettare quest’ultimo e spedirlo via lontano come Mosè infante sul Nilo. Tolstoj è il mio psicoterapeuta da remoto. Non so come riesca a fare quello che fa con le parole, a distanza di anni per me rimane un tale mistero che sono sicura che questo paragrafo avrà per voi la stessa chiarezza di un film di David Lynch. Ma non fa niente, continuo a nutrire la speranza che un giorno qualcuno leggerà Anna Karenina e ci troverà la stessa cosa che ci ho trovato io: se passi di qui, fratello o sorella separato alla nascita, batti un colpo.


Ci tenevo a dire che tutti i libri ritratti nelle foto di questo articolo provengono dalla mia libreria e sono ingialliti, consumati e plurilingui proprio come me.

Adesso tocca a voi dimostrare agli scettici che la letteratura ha uno scopo!

Ditemi quali libri e perché vi hanno cambiato la vita. Sono sinceramente e morbosamente curiosa.

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