Ho pensato a lungo a come scrivere questo post per evitare che suonasse come il lamento di una gioventù ormai morente, rassegnata a incrociare le braccia dietro la schiena e affacciarsi sul più vicino cantiere per sbirciare i lavori in corso. Il fatto è che questo discorso, se il vostro battesimo dell’Internet non è avvenuto per mezzo di una connessione 56k, vi suonerà comunque come un rimuginare nostalgico e anacronistico sul mondo che fu. Ma per noi vecchietti dello World Wide Web – e ci riconoscete proprio perché sappiamo a cosa corrisponda la sigla WWW – nostalgia non equivale affatto rimpiangere quel ding dong cacofonico per mezzo del quale il modem ci catapultava in una dimensione oscura; non si stava davvero meglio quando si stava 56k: strappare qualcosa alle grinfie della Rete era una lotta impari, sudata e mostruosa con forze che non eravamo in grado di controllare, come le chiamate della zia di Firenze che all’improvviso mandavano in fumo tutto il nostro lavoro, facendo crollare la connessione. Quanti insulti, di stanza in stanza, fra i due eserciti contrapposti: i fautori della conversazione telefonica da una parte, i pionieri della tastiera dall’altra, due idee inconciliabili di relazione interpersonale destinate allo scontro perenne. E per forza, poi, sviluppavamo insonnia cronica, perché la notte era il momento in cui nessuno ci chiamava a casa, e col favore delle ombre potevamo ingozzarci di focacce e pizze surgelate e succo di pera davanti al computer finché le retine non dichiaravano sciopero. Eppure, come ogni strada in salita, anche questa ci ha lasciato qualcosa: non quadricipiti più forti, ma resilienza, criticismo, inventiva, questo sì, di sicuro.